Autore: Redazione
23/04/2018

Uppersafe ed Herezie Group affrontano la cybersecurity: quando spiare è per una buona causa

Il VPN provider ha costruito una campagna con l’agenzia per promuovere la privacy guardando degli utenti a loro insaputa tramite delle webcam prive di protezione per poi renderli consapevoli dei rischi che stavano correndo

Uppersafe ed Herezie Group affrontano la cybersecurity: quando spiare è per una buona causa

Il provider VPN Uppersafe e l’agenzia Herezie Group hanno evidenziato uno dei problemi tecnologici più attuali: essere osservati senza saperlo. Sempre più persone equipaggiano le loro case con telecamere di sicurezza collegate e lo fanno per sentirsi al sicuro, ma non sempre lo sono davvero. Più di 100.000 di queste cam sono visibili su siti web ad accesso libero, a meno che non si utilizzi una VPN, ossia una protezione virtuale. Operazione cybersecurity L’agenzia francese Herezie Group ha ideato una soluzione originale ed efficace per comunicare il problema insieme al provider VPN Uppersafe. Nel corso di una settimana, un team si è impegnato a osservare 20 telecamere di sicurezza private non dotate di VPN, prestando attenzione a tutte le abitudini dei soggetti scelti per poi inviare loro un oggetto legato a qualche evento privato della loro giornata. Ad esempio, quando un bicchiere si è rotto, ne hanno subito consegnato uno nuovo. Quando hanno individuato un cane che ha danneggiato la sua pallina giocando, ne hanno inviata una nuova alla padrona e così via. Essendo in grado di identificare gli indirizzi IP, hanno ottenuto la posizione di ogni cam hackerata per poter effettuare la consegna dei pacchi. Scenario inquietante Su ogni pacco recapitato è stato stampato il numero di telefono di Uppersafe accompagnato da un messaggio: “Chiamateci e risponderemo alla vostra chiamata più inquietante di sempre, ma in cambio vi offriremo una protezione VPN gratuita per il futuro”. Dopo l’esperimento, alle persone che compaiono nel video, è stata chiesta un’autorizzazione per poter mostrare le loro case, ma con i volti coperti. Solo 8 su 20 hanno accettato. “Con questa intrusione amichevole ma invadente, il nostro obiettivo era informare le persone sulle minacce informatiche che si nascondono dietro i sistemi di sicurezza collegati, nel modo più efficace possibile”, ha affermato Nicolas Thibaut, ceo e fondatore di Uppersafe.